Camminolento

Camminare in città – prima parte

Provate a dire a un milanese di spostarsi a piedi in città. Probabilmente vi guarderà come se foste usciti da un manicomio. Eppure da qualche tempo le cose sono cambiate. Milano è soffocata dal traffico e i milanesi da tempo hanno riscoperto mezzi di trasporto alternativi all’auto, e non solo i mezzi pubblici. Prima ancora che attivassero “Area C”, chi si reca al lavoro in centro ha cominciato a usare moto e biciclette. La moto è il mezzo preferito dagli avvocati. Al mattino, tra le 8 e le 9, ai semafori si vedono frotte di moto in attesa di scattare al verde, e si può scommettere che sono quasi tutti avvocati.
Ma perché non usare semplicemente i piedi? In città andare a piedi significa talvolta arrivare prima di autobus e tram, soprattutto in orari di punta.
Quando lavoravo in San Babila, appena potevo, tornavo a casa a piedi. Lo preferivo alla metropolitana, dove mi sentivo una sardina inscatolata. In fondo erano solo 4 chilometri.
Eh, già lo sento qualcuno esclamare “soooolo 4 km??” Impiegavo circa 45 minuti a percorrerli, a passo normale, né troppo lento, né troppo svelto. Appena una ventina di minuti in più che con i mezzi. Ma in cambio, quanti benefici!
Prima di tutto la circolazione: sentivo il sangue muoversi e pulsare; potete immaginare cosa significhi dopo 7-8 ore di lavoro a una scrivania.
E poi insieme ai piedi si muovevano anche i pensieri. Idee per articoli, ispirazioni per il lavoro, ma anche per tutto il caleidoscopio di cose che compongono la “vita”. Mi sembrava quasi che il cervello fosse nei piedi e che camminando lo mettessi in moto, allenassi anche lui. Andando a piedi inoltre si “rischiano” incontri interessanti, magari con uno sconosciuto o una sconosciuta con cui si incrocia per un attimo l’esistenza.

helleborus niger

Helleborus niger

Un paio di settimane fa passando per via dei Giardini, sono stata attratta dal minuscolo Giardino Perego, ciò che rimane di un grande parco che inglobava gli orti dell’ex monastero di S. Erasmo. Mentre ero intenta ad ammirare una quercia rossa, un distinto signore anziano si ferma e mi dice: «Le piacciono le piante?» (Chi non è di Milano si stupirà forse che due sconosciuti attacchino bottone in questa “fredda” città, eppure sì, ve l’assicuro, succede anche qui). Alla mia risposta affermativa, prosegue «Allora qui troverà piante che non vedrebbe altrove, soprattutto a Milano, soprattutto in questa stagione. Vede quelli laggiù, in fiore nonostante siamo in pieno febbraio? Sono ellebori (helleborus niger, detti anche “rose di Natale”), che normalmente crescono sulle Alpi».

Prunus Subhirtella Autumnalis

Prunus Subhirtella Autumnalis

“E poi li vede quei rami fioriti? Appartengono a un prugno che sboccia tra dicembre e marzo, il prunus ubhirtella autumnalis. Guardi che meraviglia!”
Non l’avevo ancora notato, ma c’erano dei piccoli fiori bianco-rosati sbocciati su alcuni esili alberelli a pochi passi da me. Solo la settimana prima aveva nevicato per tutta la settimana, e ora questa delicata esplosione sembrava quasi un dono della primavera alle porte, o forse un regalo d’addio dell’inverno.
Camminare – persino in città – significa per me riappropriarmi dello spazio intorno a me, vedere davvero le cose, scoprire angoli che mi erano sconosciuti. E si possono fare incontri inconsueti. Come quello che vi racconterò nel prossimo post.

Monica Amarillis